Storytelling management: disciplina di marketing che si basa sui principi di narrazione applicati all’impresa e coinvolge un vasto assortimento di strumenti cartacei, digitali e relazionali per aumentare il valore percepito dai potenziali clienti attraverso il racconto dell’azienda e dei prodotti.
Il mio parere:
Come trader di ortofrutta mi rendo conto che il nostro settore arricchisce poco di contenuti le proprie offerte commerciali. Lo storytelling, sopra riportato, è poco considerato e spesso gli operatori commerciali del settore mi dicono che nell’ortofrutta non serve. Per vendere basta offrire il prodotto, il prezzo, la foto. Nessun accessorio supplementare sembra utile al fine della trattativa. Forse perché non siamo capaci o pensiamo di non avere tempo.
Tuttavia ritengo che l’ortofrutta Italiana debba aggiungere valore, per competere con Spagna ed altri Paesi, che fanno del prezzo basso ed una qualità accettabile i loro capisaldi per promuovere prodotti ortofrutticoli.
Se anche noi vogliamo competere con il prezzo, non cresceremo mai. Non abbiamo le armi per farlo.
Dobbiamo cambiare. Dobbiamo aggiungere valore. Un fattore determinante potrebbe essere lo storytelling, che infatti ha il grosso pregio di coinvolgere (o quanto meno tenta di farlo) l’interlocutore da un punto di vista emotivo ancora di più che sul piano razionale. E’ l’emotività, infatti, che spinge molte delle nostre azioni ed è su questo piano che le aziende vogliono comunicare. Influenzando le nostre percezioni di un luogo o di un prodotto per farle diventare determinanti negli acquisti.
La dimensione emozionale e il racconto della produzione (delle aree di produzione e dei “produttori” per esempio) sono una leva vincente da sfruttare anche nelle transazioni B2B e che si trasmette poi lungo la filiera fino al consumatore.
Abbiamo uffici marketing nelle nostre aziende di produzione che elaborano strategie e contenuti di buon livello, specialmente nelle grandi aziende ortofrutticole. Ma non vengono sfruttati a sufficienza dal commerciale, che spesso “tira via” e si ferma all’essenziale. Prezzo, prodotto, calibro. Foto non sempre.
Credo fermamente per esempio che se il consumatore europeo, statunitense o di tutto il mondo è informato che la frutta o verdura che mangia proviene dall’Italia, la apprezza maggiormente.
Solo per il fatto che riconosce il brand “Italia” nei nomi, nei colori. Probabilmente è anche disposto a spendere qualcosa di più.
Raccontare di più la storia dell’azienda in tutti i veicoli di comunicazione (media, cartoni, bollinatura, etc.), suscitare emozioni e fare offerte ai clienti corredate da quante più informazioni possibili ci potrà distinguere ancor di più e far riconoscere la qualità.
Dobbiamo sfruttare la forza dell’appartenere ad un Paese che è simpatico a tutti, che viene ritenuto culla del buon vivere e del buon cibo.
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